L'Albergo dei Poveri, primo e significativo intervento privato per alleviare la povertà e fornire assistenza, sorge imponente nella valletta Carbonara. Questo edificio monumentale ha rappresentato per decenni uno dei palazzi più rilevanti di Genova, contribuendo in modo sostanziale alla lotta contro la miseria. Collocato strategicamente poco fuori dalle antiche mura, ma ancorato all'interno delle nuove, questo nuovo lazzaretto incarnava l'impegno della comunità nel fornire un rifugio e supporto alle persone in difficoltà, segnando una tappa fondamentale nella storia della città.
L'Albergo dei Poveri, concepito per volontà del console Emanuele Brignole nella metà del 1600, trae il suo nome proprio dal generoso mecenate. La piazza su cui sorge l'edificio è anch'essa dedicata a lui. La sua fondazione risponde alla necessità di fornire rifugio e assistenza a disadattati, poveri e abbandonati che affollavano le strade genovesi senza una dimora sicura.
Questo albergo non si limitava solo ad accogliere gli indigenti, ma ospitava anche donne anziane in grado di pagare autonomamente la retta, che godevano di una certa libertà di movimento. Tra i suoi ospiti figuravano orfani della città, giovani ragazze etichettate come "femmine pericolose", malati, lebbrosi e donne incinte senza un sostegno familiare. L'Albergo dei Poveri incarnava, così, una missione sociale complessa, offrendo un rifugio a una vasta gamma di individui in situazioni vulnerabili.
L'Albergo dei Poveri ha richiesto ben 200 anni per assumere la sua forma definitiva. Alcuni storici suggeriscono che potesse fungere da reclusorio basato sul lavoro. Questo implicava che le attività manuali, considerate un mezzo di autofinanziamento e al contempo uno strumento di redenzione spirituale, scandivano la giornata degli internati. Costoro, salvo casi eccezionali, non potevano abbandonare l'albergo, né di giorno né di notte. Nel 1694, si contavano fino a 2.600 internati.
La struttura presentava una facciata imponente lunga 175 metri, con un frontone affrescato, sebbene quest'ultimo non sia giunto integro attraverso i secoli. La forma a croce dell'edificio richiamava le sofferenze di Cristo, mentre la cappella, aperta al pubblico nel 1673, costituiva una vera e propria chiesa. Essendo il cuore dell'albergo, era progettata in modo da essere visibile da ogni lato, permettendo a tutti di partecipare alle funzioni liturgiche.
L'antichiesa, dove trovavano posto le statue dei benefattori, era separata dalla chiesa da cinque gradini di marmo. Quest'ultima presentava due altari su ciascun lato, con una statua dell'Immacolata dello scultore Pierre Puget di Marsiglia sull'altare maggiore, mentre l'altare maggiore stesso fu scolpito da Francesco Schiaffino. Nel 1870, con l'apertura di corso Carbonara e di corso Dogali, l'Albergo dei Poveri fu integrato nel tessuto urbano della città, testimoniando la sua evoluzione nel contesto genovese.
Nel periodo critico del 1656/57, una terribile pestilenza si abbatté su Genova, decimando la popolazione. Di fronte a questa devastante epidemia, la decisione fu presa di seppellire i corpi degli appestati nelle fondamenta dell'Albergo dei Poveri. La chiesa del complesso fu dedicata alla Vergine Immacolata come un voto supplichevole per porre fine alla diffusione della malattia.
Durante questo periodo oscuro, molti benefattori contribuirono finanziariamente all'Albergo, alcuni motivati dalla gratitudine per essere stati salvati da malattie, mentre altri desideravano evidenziare il loro immenso patrimonio alla città. Questi benefattori si fecero costruire delle maestose nicchie, con le più importanti e imponenti posizionate all'ingresso, mentre i cittadini privati che avevano donato nei secoli precedenti furono commemorati in colonne dedicate.
La storia dell'Albergo dei Poveri diventa così un palpitante mosaico di generosità, gratitudine e impegno nella lotta contro le avversità, con le sue strutture e monumenti che testimoniano il coraggio e la resilienza di una comunità di fronte alle sfide della storia.
Per un breve periodo, l'Albergo dei Poveri ebbe l'onore di custodire le sacre reliquie delle ceneri di San Giovanni Battista e il tesoro di San Lorenzo. Questo importante ruolo conferisce al complesso un significato spirituale ancor più profondo, accogliendo in sé la venerazione di due figure sante di grande importanza nella tradizione religiosa.
Inoltre, l'Albergo perpetua la memoria di Emanuele Brignole, il cui impegno nella creazione dell'istituzione è sottolineato dalla collocazione delle sue ceneri presso l'altare maggiore della chiesa parrocchiale. Questa scelta simbolica rispecchia il desiderio del console di rimanere eternamente vicino a coloro che ha amato profondamente in vita, mantenendo il suo legame con gli oppressi e gli indigenti. La presenza delle reliquie e delle ceneri all'interno dell'Albergo aggiunge un ulteriore strato di significato alla sua storia, connettendo il patrimonio spirituale e il sostegno materiale forniti a coloro in situazioni di bisogno.
Attualmente, l'ala di levante dell'Albergo dei Poveri è sede delle facoltà di Scienze politiche e Giurisprudenza dal 1991, grazie a un accordo programmatico con diritto di superficie per 50 anni del complesso. Nel resto della struttura è stata istituita una residenza pubblica per anziani, con l'obiettivo di preservare e trasformare questo storico edificio in un luogo di convergenza tra passato e presente.
Per coloro che desiderano visitare questa affascinante struttura, l'Albergo dei Poveri è aperto al pubblico esclusivamente per visite guidate, previa prenotazione. Le guide accompagnano i visitatori in un percorso emozionale attraverso gli spazi che ospitano opere appartenenti alle collezioni dell'Albergo dei Poveri, consentendo a chiunque di immergersi nella storia e nell'arte che caratterizzano questo luogo unico.